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Visori VR: cosa, come e quando. - AUGMENTA
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Visori VR: cosa, come e quando.

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Visori VR: cosa, come e quando.

Nel primo articolo di questa serie abbiamo cercato di chiarire cosa sia la realtà virtuale e a cosa possa servire. Oggi parliamo di visori VR: cosa, come e quando?

Iniziamo con una distinzione di massima. Esistono approssimativamente tre livelli di qualità: basso, medio-alto e alto.

Il livello più basso sono i cardboard. Il cardboard (letteralmente sarebbe cardboard glasses) è un regalo che Google ha fatto al mondo. Si tratta di una struttura in cartone con lenti in plexiglass in cui viene inserito lo smartphone e che permette di vedere foto e video 360. L’effetto immersivo è dato dal giroscopio del telefono, che seguendo i movimenti della testa, rende possibile la visione a 360 gradi. Le interazioni sono possibili solo con hotspot, cioè puntando lo sguardo. È di cartone, quindi non dura granché, in ogni caso. Ma ci sono cardboard e cardboard, ovviamente. Esistono vari modelli, da montare, già montati, postalizzabili o a scatola.

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A cosa può servire un visore così semplice? Essendo di cartone ha due vantaggi fondamentali: è totalmente personalizzabile e costa poco. È quindi il perfetto oggetto di remarketing da regalare ai clienti durante una fiera o un evento aziendale. Attenzione su questo punto: se fate fare un cardboard, ma non avete nulla da proporre di vostro con cui usarlo, rischiate di farlo funzionare a metà. Il cliente che lo riceve lo vedrà come un volantino strano, che non dà alcuna informazione e  scomodo da portare in giro. Se invece avete un’app VR o un video 360 da mostrare in concomitanza con l’evento in cui regalate il cardboard, le cose cambiano, è ovvio .

 

Al livello medio-alto avevamo, il Samsung Gear VR. Questo visore era fondamentalmente un involucro di plastica, all’interno del quale inserire un telefono Samsung (dall’S6 in su). Una volta inserito il telefono, lo schermo dello stesso andava subito in modalità VR, aprendo un ambiente virtuale apposito da cui accedere a tutti i contenuti precaricati. Le differenze con il precedente visore sono molte. Questo non era personalizzabile. La qualità dell’immagine era nettamente migliore (il visore era prodotto dalla stessa azienda che produce Oculus). Permetteva interazioni più complesse grazie ad un track pad laterale o a un comando remoto (versione più recente), quindi non solo con hotspot e sguardo.

La produzione è stata interrotta per l’arrivo di visori stand alone prodotti dai maggiori nomi del settore: Oculus e HTC.

Ora ci sono Oculus Quest e HTC Focus, che hanno entrambi un computer e i sensori di movimento interni, oltre a dei comandi per le mani, come quelli del Rift. Non necessitano di telefono.

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Quando usare i visori stand alone? È perfetto per eventi aziendali in cui ci sia necessità di far vedere un’esperienza a più persone contemporanemente. Questo perché il costo del noleggio è decisamente ridotto e perché è possibile coordinare i vari visori facendo partire l’esperienza nello stesso momento grazie ad un software di regia. Funziona perfettamente anche per esperienze didattiche in cui ci sia necessità, ad esempio, di testare la conoscenza di un candidato su un determinato agromento con test e prove a risposta multipla. Essenzialmente però è il livello minimo richiesto da un punto di vista qualitativo, per poter dare un’esperienza virtuale seria ai propri clienti o visitatori (nel caso di un museo).

Livello alto: HTC VIVE e Varjio. Fino a poco fa c’era anche Oculus Rift, ma non viene più prodotto da Facebook. Questi visori sono per ora il non plus ultra per qualità, interagibilità e contenuti. Prima di tutto necessitano di essere connessi ad un computer (molto potente) per poter funzionare. Non servono smartphone, perché i visori sono in questo caso dei veri e propri schermi. Sono poi dotati di comandi manuali speciali che permettono di utilizzare le proprie mani all’interno delle esperienze. Non solo. Avendo sensori esterni, che tracciano l’ambiente circostante, è possibile muoversi con libertà all’interno dell’area tracciata. Permettono in poche parole una totale immersione della persona nell’esperienza.

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Va da sé che ha senso usare questi visori in eventi in cui si voglia far provare qualche esperienza altamente immersiva ai clienti o addirittura qualche gioco. Risultano poi particolarmente indicati per esperienze formative complesse come l’utilizzo di macchinari, o l’addestramento militare, in cui sia necessario lo spostamento del corpo e l’uso delle mani. Li sconsigliamo, a causa della scarsa praticità e per il costo, per mostrare semplici video 360.

 

Nel prossimo articolo, ultimo della serie, vedremo quali sono le domande da farsi prima di approcciarsi ad un fornitore di VR.

Stay tuned!

Hai un progetto che pensi potrebbe beneficiare di realtà virtuale o aumentata? Oppure vuoi un virtual tour un video 360 o ricostruzioni CGI della tua azienda, museo, spazio fisico di ogni genere? 

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Andrea Roberto

Augmenta Srl offre soluzioni digitali per diversi segmenti di business: PMI, grandi aziende, industria, startup e system integrators.



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