Eye-tracking nei dispositivi VR: è il futuro!
Hai mai desiderato di poter interagire con il mondo attorno a te semplicemente usando gli occhi?
Gli ultimi sviluppi nella tecnologia della realtà virtuale ti faranno impazzire: ben due aziende al Mobile World Congress di Barcellona l’inverno scorso hanno esposto Oculus e Samsung Gear modificati per supportare l’eye-tracking. Con Augmenta, abbiamo avuto il privilegio di poter partecipare a quella importante fiera e siamo rimasti letteralmente ammaliati da alcune innovazioni tecnologiche che vedremo nascere nel corso del prossimo anno.
Nel mondo VR l’eye-tracking è un trend in crescita e per alcuni, la possibilità di controllare oggetti che sarebbero altrimenti inanimati, solo con lo sguardo, è come il sogno infantile di avere poteri telecinetici, divenuto realtà… anche se solo in un ambiente limitato alla realtà virtuale, chiaramente. Questo “potere” potrebbe diventare una dotazione di default dei dispositivi VR molto presto.
La tecnologia dell’eye-tracking esiste in realtà da molto tempo, ma con la realtà virtuale potrebbe avere un rilancio molto interessante. La prima applicazione è ovviamente ludica; le possibilità nei videogiochi di nuova generazione che faranno uso della realtà virtuale sono molteplici. Tuttavia l’ET potrà essere impiegato anche per privacy e sicurezza e, questione di fondamentale importanza.
Il 2016 è stato l’anno in cui i dispositivi VR hanno fatto il primo passo verso la massificazione commerciale, e da mesi già è possibile acquistare il Samsung Gear VR in qualsiasi negozio di settore. Oculus Rift e HTC Vive sono pronti anch’essi a entrare nel mercato di massa, seppur con un target leggermente diverso, date le performance maggiori (e i costi conseguenti) che danno al consumatore, inoltre arriverà il 13 ottobre prossimo anche il set per “virtualizzare” la PS IV. Il mondo dei videogames è pronto.
Tuttavia le aziende che stanno sviluppando l’ET sono già orientate alla prossima generazione di dispositivi.
La prima ovvia considerazione da fare sull’eye-tracking in campo ludico è che dà molte più opzioni di gioco. In una demo per Oculus Rift, modificata da The Eye Tribe con eye-tracking, mantenere lo sguardo fisso su un vichingo faceva sì che il personaggio virtuale smettesse di fare quello che stava facendo, si girasse verso di noi e si adirasse, agitando ferocemente l’arma che brandiva (mantenersi a distanza dai vichinghi!). Gli oggetti inanimati invece venivano evidenziati in rosso quando il nostro sguardo li incrociava. In un’altra demo, per Gear VR modificata con ET da SensoMotric Instruments, era possibile interagire con un gioco in cui dovevamo colpire la testa di una talpa che usciva da buchi differenti, semplicemente inquadrandola nel campo visivo e toccando il pad laterale del Samsung Gear VR.
I dispositivi VR hanno un consumo di risorse davvero alto. Una delle soluzione per ridurlo è il cosiddetto foveated rendering (da fovea, un’infossatura nella retina), presentato da entrambe le aziende al MWC. Tracciando le pupille, il foveated rendering mostra in HD solo la porzione effettivamente al centro del campo visivo, opacizzando tutto il resto, il che permette di risparmiare parecchio sulla batteria. Naturalmente l’utente non si rende conto di nulla, perché il nostro occhio è comunque in grado di vedere in full HD solo la parte centrale del campo visivo.
Un altro campo in cui The Eye Tribe sta lavorando è l’autenticazione. Con l’ET il dispositivo sarà in grado di riconoscere immediatamente l’utente e di preparare automaticamente i contenuti adatti.
Eye Tribe ha cercato per anni di dotare smartphone e smartwatches del suo ET, ma l’azienda pensa di avere maggiori possibilità implementandolo direttamente sui dispositivi VR. Chiaramente il sensore perde progressivamente la sua sensibilità man mano che l’occhio si allontana, ma – ed ecco perché pensano di avere maggiore successo con i dispositivi – inserirlo nella struttura del visore VR eliminerà il rischio di una distanza non conforme al suo funzionamento.
I grandi investitori non hanno rilasciato dichiarazioni sulle loro intenzioni riguardo alla tecnologia ET, ma è abbastanza probabile che la cosa non li lasci indifferenti viste le innumerevoli applicazioni che potrebbe avere, anche al di fuori del gaming.
Qui il link originale all’articolo da cui è stata tratta una parte di questo articolo.
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