NFT, criptovalute, blockchain, DeFi, DAO…WTF?!?
NFT, criptovalute, blockchain, DeFi, DAO…negli ultimi mesi hai sentito e/o visto almeno uno di questi nomi ripetutamente (WTF lo abbiamo messo noi).
Con l’articolo di questo mese, vorremmo fare un po’ di chiarezza sul significato di questi termini – NFT, criptovalute, blockchain, DeFi, DAO – sulla loro relazione con il Metaverso e con le tecnologie immersive (VR/AR/XR). Vorremmo poi concludere con una panoramica sulle opinioni che nel settore emergono. Daremo anche la nostra…che, ti avvisiamo, non sarà molto diplomatica.
Alla fine dell’articolo, ti riportiamo comunque una scelta di link per ulteriori approfondimenti.
Premessa
Nei nostri ultimi articoli lo abbiamo ripetuto più volte: che cosa sia il Metaverso ancora nessuno lo sa con certezza. Non esiste una definzione precisa e accettata da tutti. Questo è un modo per dire che il Metaverso ancora non c’è. Al momento è solo un parola, presa da un libro, che significa tutto e il contrario di tutto. Se vuoi, puoi dare un’occhiata a “Cosa significa Metaverso?” o “Perché non abbiamo tutti un visore addosso?” per approfondire l’argomento.
Al concetto nebuloso di Metaverso vengono spesso associati i termini del titolo, incastrati in frasi a metà strada tra il profetico e il mistico, o tra il disfattista e il paternalista. Ad esempio “Gli NFT cambieranno tutto”, “Le criptovalute sono una rivoluzione nel mondo della finanza, che sarà in mano alle comunità”, oppure ” Le cripto sono un Ponzi”, “‘Sta cosa non durerà, l’abbiamo già vista”. Abbiamo reso l’idea, pensiamo.
Potremmo liquidare il tutto con un invito a non ascoltare nessuna previsione, né di un segno né dell’altro. Siamo intimamente convinti che nessuno di noi abbia una sfera di cristallo e che gli analisti che fanno previsioni sui media siano fondamentalmente pagati per riempire spazi vuoti. Per parafrasare un gigante di un altro settore, Warren Buffett, ” le previsioni dicono molto su chi le fa, ma niente sul futuro”.
Vogliamo invece omaggiare la complessità, concetto tanto vituperato nell’era delle polarizzazioni e degli slogan, e non prendere la scorciatoia.
Dunque partiamo.
Cosa sono
– NFT: sta per “non-fungible token“, o token non fungibile. Si tratta dunque di un oggetto digitale non riproducibile, unico. Qualsiasi formato digitale può essere reso un NFT. Parliamo quindi di oggettistica varia, abbigliamento e armi nei videogiochi; di fotografie, di opere d’arte digitali, di terreni virtuali, di documenti di trasporto o prenotazioni, di biglietti per eventi.
Funzionano con la tecnologia della blockchain, di cui parliamo a breve. Gli NFT hanno in molti casi un progetto a cui sono collegati. Il loro possesso può garantire diritti di esclusività per usufruire dei vantaggi che detto progetto comporta.
– Criptovalute: se ne parla da anni, un’idea di cosa siano te la sarai fatta. Sono valute digitali, la più famosa delle quali è Bitcoin, la prima e più quotata (per ora) criptovaluta. Anche le valute digitali sono basate sulla tecnologia della blockchain. A differenza degli NFT, che creano scarsità digitale perché non riproducibili, le criptovalute usano la scarsità digitale perché dalla creazione sono già in numero limitato.
Le criptovalute si ottengono attraverso il mining, che è in realtà una serie di complicati calcoli risolti da computer. Alcune sono già usate in scambi effettivi, come per esempio per comprare NFT o nel deep web per transazioni non proprio legali. Altre sono più speculative, e come gli NFT, sono legate a progetti che danno loro un valore. Detto valore dipende naturalmente dalla validità del progetto sottostante e dall’apprezzamento che la comunità darà al progetto.
– Blockchain: è una struttura di dati in cui le informazioni digitali vengono registrate su blocchi concatenati tra loro in ordine cronologico. Il contenuto dei blocchi, cioè i dati che sono registrati su di essi, è immodificabile. Ogni unità di criptovaluta o NFT è registrata su questi blocchi. Per la natura non modificabile di questi blocchi, la tecnologia blockchain è ritenuta particolarmente sicura per il salvataggio di informazioni sensibili o di valore. Come appunto una collezione di NFT o le criptovalute. È una cosa piuttosto complessa, di cui anche noi non conosciamo bene il funzionamento. Ma non serve per capirne gli usi (esattamente come non ti serve sapere come funziona uno smartphone, no?).
– DeFi: sta per Decentralised Finance, o finanza decentralizzata. Si intende come una finanza non amministrata centralmente, cioè dalle Banche Centrali, dai governi etc. Come vedremo poi è convinzione diffusa nel mondo cripto che le criptovalute siano una democratizzazione della finanza.
– DAO: sta per Decentralised Autonomous Organisation, o organizzazione autonoma decentralizzata. Essenzialmente una struttura corporativa gestita dai suoi membri, senza una centralizzazione del potere, i cui registri, transazioni e regole sono registrati su blockchain. Questo rende inutili terze parti per l’amministrazione. Ma è un discorso francamente ancora piuttosto nebuloso, tanto che lo status legale delle DAO non è ancora chiaro.
Ma che rapporto hanno cripto, NFT e blockchain con il Metaverso?
Rapporto con il metaverso
Trattandosi di oggetti e tecnologia digitale (anche le cripto sono un oggetto digitale), si suppone che saranno di una qualche utilità nei mondi digitali. Quei mondi digitali che nelle intenzioni delle aziende che li hanno creati, formeranno l’infrastruttura del Metaverso.
In effetti in alcuni di questi mondi esistono criptovalute specifiche, che fungono da valuta interna. Ci si possono acquistare oggetti da utilizzare nel mondo in questione, come abbigliamento per il proprio avatar, armi, perfino immobili digitali.
Per esempio potresti aver voglia di vestire il tuo avatar con abiti Nike digitali. Puoi andare a Nikeland, ambiente digitale Nike ospitato sulla piattaforma Roblox. Se però poi vuoi andare su Decentraland o Sandbox (altri due mondi digitali), non ti potrai portare dietro il tuo acquisto.
Qui incontriamo uno dei problemi più grossi relativi al Metaverso e agli oggetti digitali. Le varie piattaforme digitali che aspirano ad essere parte del Metaverso mancano di una cosa fondamentale: l’interoperabilità.
Che significa? Che un oggetto comprato su Roblox non è trasportabile su Sandbox o Decentraland o altrove. In altre parole i mondi sono totalmente chiusi per ora.
Per affrontare questo problema sono nati due gruppi di aziende, Oma3 e Metaverse Standard Forum, il cui scopo dichiarato è quello di trovare delle regole di base e dei paradigmi per poter garantire l’interoperabilità tra i vari strati del Metaverso.
È un aspetto davvero chiave questo in realtà. Dall’individuazione di questi standard e regole dipende di fatto l’esistenza stessa di un Metaverso condiviso e globale.
Bene. Ma che ne pensano addetti ai lavori e persone che lavorano con nuove tecnologie?
Il dibattito appare polarizzato, perché solitamente gli estremi fanno più rumore e o attirano l’attenzione.
Vediamolo.
Cosa pensano gli entusiasti
Rivoluzione. Cambierà tutto. Basta con il dominio delle grandi istituzioni. Valori condivisi, comunità e cooperazione. Inclusività.
Queste sono le parole e le espressioni chiave che si incontrano in rete. Gli entusiasti sostengono che queste tecnologie permetteranno una democratizzazione dell’arte, della finanza. Che chiunque avrà ora la possibiltà di creare valore e monetizzarlo, indipendentemente dalle sue condizioni di nascita. Questo dovrebbe portare ad una redistribuzione della ricchezza, indipendente da luogo di nascita, razza, religione etc. Dipendente solo dal valore che si crea. Giudice supremo di questo valore è la comunità a cui si rivolge il creatore. Contemporaneamente chiunque avrà la possibiltà di acquistare asset finanziari ed accrescere il proprio capitale grazie alle collezioni di NFT e alle cripto, che sono per di più ritenute una protezione contro l’inflazione.
Che dicono invece i detrattori
Solo Hype. Criptovalute uguale schema Ponzi. Meno male che crollano, così la gente si sveglia.
Tenore completamente diverso, ovviamente. Tra i pareri poco favorevoli alla retorica pro-Metaverso ed affini, ci sono persone che non avrebbero le conoscenze per parlare. Liquidare le cripto, tutte, come un Ponzi indica chiaramente che non si ha nemmeno una vaga idea del variegatissimo panorama delle stesse. Ci sono certamente truffe, parecchie e alcune di scala globale, come quella di OneCoin. Ci sono anche progetti che nascono male e in cui la gente investe alla cieca, per poi lamentarsi di aver perso tutto. Però fare di tutta un’erba il proverbiale fascio è scorretto.
Obiezioni più sensate giungono invece da alcuni addetti ai lavori, che trovano difficile comprendere dove stia il valore di certi progetti, i cui token, siano NFT o cripto, vengono quotati a cifre spaventose, speculative.
Si punta anche l’attenzione sullo status legale di un NFT da collezione, soprattutto se copia di un oggetto reale. La questione della proprietà legale non è da poco, e la situazione poco chiara in materia e un po’ la faciloneria di alcune persone hanno creato equivoci piuttosto costosi. Avere per esempio la copia NFT di un documento raro, non dà alcun diritto sull’originale. Questo è un punto non da poco, che pare essere stato sottovalutato da buona parte degli entusiasti collezionisti. Se volete approfondire la questione legale per capire un po’ meglio di cosa parliamo, potete leggere qualcosa in questo articolo sugli aspetti legali ancora non chiariti.
E cosa pensiamo noi di NFT, blockchain, DeFI e DAO?
Non siamo soliti essere polemici. Non troppo, almeno. Ma su questo argomento, francamente, ci sentiamo di uscire un attimo dai confini dell’usuale pacatezza. E alla fine daremo anche le ragioni per questa scelta.
Tolti i detrattori non qualificati a parlare, quelli che esprimono opinioni basate sul nulla o al massimo più sul loro fastidio per non aver fatto qualche colpaccio con una collezione di NFT o una cripto che altro, Augmenta sta dalla parte dei NON entusiasti di questo ambiente.
Premettiamo subito una cosa. Siamo da sempre convinti che la tecnologia e il suo potenziale non siano in discussione. I vantaggi che l’utilizzo della blockchain potrebbe portare, per esempio per i documenti di trasporto, le prenotazioni nominali o altra documentazione, sono notevoli. Ancora non sono visibili con chiarezza, ovvio (no sfera di cristallo, ricordi?), ma un’idea ce la possiamo fare.
Anche le criptovalute potrebbero dare origine a nuove forme di scambi e magari davvero allargare il novero delle possibilità finanziarie per le persone.
Gli NFT da collezione avranno sicuramente le loro nicchie e permetteranno a nuovi artisti di emergere.
Ma…sì ora arrivano i “ma” e non sono, pochi.
Non c’è né ci sarà nessuna rivoluzione economico – finanziaria a mezzo NFT, cripto o blockchain, secondo noi. Perché non esiste nessuna possibilità di una reale decentralizzazione dell’economia.
Il mezzo, cioè la blockchain è effettivamente immutabile. Le regole sono stabilite e non si possono cambiare. Ma quello che pare non essere compreso è che al momento cripto e NFT da collezione hanno più un prezzo che un valore. La differenza è sottile ma sostanziale. E cosa ancora più importante, l’ambiente è un totale far west, senza regole certe né per l’uso, né per la proprietà intellettuale, né – come dicevamo prima – per un utilizzo che sia cross-platform, universale, di questi oggetti digitali.
Bitcoin comincia ad avere una use case history, ma non è una valuta con cui il pubblico generale si possa agevolmente comprare casa, da mangiare o altro. Non è così diffuso per gli acquisti quotidiani. Ripple è una blockchain che le banche usano per le transazioni internazionali, ma le stesse banche non usano XRP, la cripto ad essa collegata. Ethereum è una blockchain usata assai largamente per NFT e oggetti digitali, ma ETH (Ether), la sua cripto, è al momento usata per lo più in scambi di oggetti digitali. Nell’economia reale, stenta a decollare.
Gli NFT di una collezione hanno un prezzo meramente speculativo, dato dalla domanda. Domanda che si gonfia per le aspettative pre lancio dell’NFT (drop, in termine tecnico). Ma non hanno alcun valore di per sé. Tant’è vero che i collezionisti più attenti ripetono in continuazione, e lo hanno fatto dall’inizio dell’hype NFT (estate 2021), di fare attenzione. Invitano a scegliere NFT il cui progetto sottostante ci interessi, o che ci piacciano esteticamente. A non pensare al valore. Perché il mercato è iper volatile e rapidissimo.
Per un uso globalizzato è IMPOSSIBILE che non vengano stabilite delle regole e delle linee guida. Ma queste dovranno necessariamente essere discusse, proposte e approvate. Se nessun paese del mondo è amministrato senza una qualche forma di comitato centralizzato, pensiamo non ci si possa aspettare che si riesca a farlo per una questione transnazionale.
Altro colpo alla retorica della decentralizzazione. Le balene. Si chiamano balene i detentori di una quantità molto alta di una o più cripto. Ovviamente se una balena decide di liberarsi o acquistare un certo quantitativo di una determinata cripto, per le stesse logiche della domanda e dell’offerta che regolano qualsiasi mercato, influenzerà enormemente il prezzo della cripto. Basta vedere il prezzo di Dogecoin dopo un paio di tweet di Musk.
E la versione NFT di questo è che, non essendo crossplatform, se la piattaforma su cui hai fatto, comprato o utilizzi il tuo NFT chiude, tu rimani con niente. Esempio, hai speso x mila dollari per comprare terra su Decentraland? Il progetto Decentraland fallisce, tu rimani senza niente. Hai comprato una cosa che non è tua alla fine. Tutto questo potere in mano a poche istituzioni non è per noi decentralizzazione.
Proseguiamo. La Cina ha già proibito sia l’uso, sia il mining di Bitcoin. Cioè, c’è già un veto ufficiale di un paese enorme, che per di più è la seconda economia mondiale. Usare El Salvador come esempio di primo paese che legalizza Bitcoin come valuta ufficiale non basta a compensare. Tanto più che l’esperimento, al momento in cui scriviamo, non sta andando benissimo. Il motivo? Temiamo un’altro colpo alla credibiltà delle cripto per come le si dipingono: la funzione anti-inflazione di Bitcoin.
Bitcoin dovrebbe essere un argine all’inflazione. Se lo sarà in futuro vedremo, ma per ora, nel 2022, con la peggiore inflazione degli ultimi quarant’anni non sta andando per niente bene. Cioè: bocciato alla prima prova dei fatti. È la versione digitale del mito dell’oro. L’oro un materiale con cui non si fa niente, che, per citare di nuovo Buffet, “tiriamo fuori da miniere in Sudafrica, per riseppellirlo a Fort Knox”, che non ha un VALORE, ma un PREZZO, è considerato un bene rifugio. Si pensa che mantenga inalterato il suo valore. Ma a parte che questo non è proprio vero (come per gli immobili), il tutto si basa su una convenzione, non su un utilizzo reale o sulla produzione di qualcosa legata al bene.
Non vorremmo entrare troppo nello specifico, il punto è che il prezzo di Bitcoin è legato ad una percezione, ad un sentimento, ad una convenzione tra possessori. Non c’è valore reale se non c’è un uso. E l’uso come abbiamo visto è molto limitato per ora.
Infine, vorremmo dire un’ultima cosa. Secondo il primo articolo che esce dal motore di ricerca, ben tre miliardi di persone, cioè il 40% della popolazione mondiale NON HA MAI USATO internet! Capisci che non si può certo parlare di accessibilità della finanza e della montetizzazione degli NFT a tutti. Ma solo di quella del Primo Mondo. A noi pare una prospettiva decisamente limitata.
Francamente, a queste condizioni, è gia da un paio di decenni almeno possibile a chiunque abbia una connessione internet comprare titoli azionari. Cioè un pezzo di carta non legato ad un nebuloso progetto discusso “democraticamente” ed “inclusivamente” su Discord, ma ad un’azienda che produce beni e li vende e suppostamente ci guadagna dei soldi. Crea ricchezza e la ridistribuisce. Crea, non inventa.
Ci fermiamo qui. La parte legale è affrontata benissimo nell’articolo linkato sopra e abbiamo già scritto pure troppo per questo mese.
Vogliamo ripetere una cosa, che ci sembra importante. Non abbiamo niente contro NFT, criptovalute, blockchain, DeFi, DAO etc.
Siamo però convinti che esagerare le potenzialità di un fenomeno, inventando di sana pianta scenari futuri non sia salutare per il nostro settore. Per questo ci siamo schierati così veementemente contro certa faciloneria.
La tecnologia ci ha cambiato la vita, ce la cambia continuamente e ad una velocità a volte preoccupante.
Crediamo però che la parola “rivoluzione”, i sinonimi e i concetti che ne conseguono vadano usati e diffusi con una certa prudenza. Senza dubbio si dovrebbe parlare con un po’ meno entusiasmo e maggiore cognizione di causa.
“Il Metaverso e la blockchain cambieranno tutto” è un’affermazione piuttosto pesante, ma suona grottesca in una situazione in cui NESSUNO sa definire il Metaverso con precisione.
Ecco, crediamo che il nostro lavoro con le tecnologie immersive ne risentirebbe in modo benefico. E questo sarebbe un vantaggio per tutti.
Hai un progetto che pensi potrebbe beneficiare di realtà virtuale o aumentata? Oppure vuoi un virtual tour in video 360 o ricostruzioni CGI della tua azienda, museo, spazio fisico di ogni genere?
Ci trovi alla nostra pagina dei contatti, così facciamo quattro chiacchiere e vediamo se ti possiamo aiutare.
Se invece vuoi rimanere aggiornato sul tema tecnologie immersive e Metaverso, iscriviti alla nostra newsletter!
AR you ready for VR?
Bibliografia
– https://www-bbc-co-uk.cdn.ampproject.org/c/s/www.bbc.co.uk/news/business-61979150.amp
– https://nwn.blogs.com/nwn/2022/06/axie-infinity-dau-mau-june-2022-sky-mavis.html
– https://www.minecraft.net/en-us/article/minecraft-and-nfts
– https://www.profgalloway.com/web3/